Le origini della città di Matelica risalgono al Paleolitico. Gli umbri, popolazione indoeuropea, già nel 2000 a.C. si erano stanziati nella valle del fiume Esino, dove sorge la città. La nascita vera e propria del centro abitato è fatta risalire all’incontro delle popolazioni umbre, con quelle picene.
Con l’avvento della cristianità sull’impero, Matelica fu sede vescovile sin dal 400 d.C. Il vescovo rimase l’unica autorità dopo la caduta dell’impero: la città si ritrovò soggetta a incursioni dei barbari, e la popolazione soffrì la fame per le carestie e le invasioni. Nel 552 la battaglia tra Totila e Narsete a Gualdo Tadino, fu decisiva per il futuro della città. La sconfitta dei goti, fece fuggire il loro re, che arrivò a Matelica dove morì e fu sepolto. I bizantini che lo inseguivano raggiunsero la città e la annessero al loro impero. Fino all’invasione dei Longobardi, la città visse un piccolo periodo di pace e prosperità. I nuovi invasori, sconfitti i bizantini, la distrussero nel 578 d.C. Da quel momento la città passò sotto la diocesi di Camerino.
Con l’arrivo dei Franchi, la città fu ricostruita, e dopo l’800 d.C. , come molte altre città, fu assoggettata a dei Conti, che rappresentavano l’imperatore del Sacro Romano Impero e poi il re d’Italia.
La città, pur se formalmente sotto il dominio della Santa Sede fu incorporata nella Marca di Ancona e soggetta quindi al potere imperiale. Il più famoso di questi, il conte Attone, guidò, nel 964 a.C., una parte delle truppe di Ugo re d’Italia contro quelle del Duca di Spoleto Ascaro presso Camerino, dove entrambi persero la vita.
Piazza Enrico Mattei, la loggia adiacente al palazzo del governatore.Quando l’Imperatore Federico Barbarossa tornò in Germania, Matelica si ribellò all’impero e scacciò i conti Ottoni, famiglia con capostipite il conte Attone di cui sopra, e si costituì libero comune, sorretto da due consoli di origine nobiliare. Il ritorno dell’imperatore in Italia provocò nuove guerre nella Marca e l’Arcivescovo di Magonza Cristiano rase al suolo la città nel 1174, fedele al papa Alessandro III. La comunità però venne a patti con i figli del conte Attone, che giurarono fedeltà e si impegnarono a proteggerla; in questo modo la città fu ricostruita, grazie anche all’appoggio dell’Imperatore Federico II di Svevia, pacificatosi con il papa nel 1185. Il conte Attone (discendente del conte di cui sopra) non si arrese e sfruttando la volontà di espansione della vicina Camerino, costruì una lega tra questa e i comuni di Fabriano, S.Severino, Tolentino, Cingoli, Recanati e Civitanova. Attaccati da nord e sud i matelicesi furono sopraffatti e la città distrutta per la terza volta nel 1199. Gli abitanti furono dispersi e vissero fuggiaschi tra i vari monti della zona. Appellatisi all’imperatore Ottone IV, nel 1209, ottennero il permesso di ricostruire la città e grazie al forte potere militare di Francesco d’Este, nominato curatore della Marca di Ancona, vi riuscirono. Dopo la ricostruzione, il paese era stato chiamato Nuovo Castello di Sant’Adriano, ma il vecchio nome tornò presto in auge; le lotte con gli altri comuni limitrofi continuarono per tutto il tredicesimo secolo. Diverse volte i matelicesi si scontrarono con Fabriano, e soprattutto con Camerino, mentre una forte alleanza fu stretta con San Severino. Nel 1259 dopo una provocazione di Camerino i matelicesi presero posizione tra i Ghibellini a favore di Manfredi e con le truppe di questi, comandate da Percivalle Doria distrussero la città, vendicando la distruzione di 60 anni prima. Matelica si dichiarò eternamente fedele al Re e alla morte di questi non esitò a imprigionare un ambasciatore papale pur di mantenere la parola. Clemente allora, tassò la città pesantemente, pena la distruzione e obbligò i matelicesi ad accettare un Podestà di nomina papale. Sotto le pesanti gabelle la città si impoverì rapidamente, contraendo debiti con gli altri paesi. Nel 1273 i matelicesi furono costretti a creare una truppa per soffocare la rivolta antipapale a Jesi, e per i successivi trenta anni combatterono quasi incessantemente con la vicina Camerino per la costruzione di castelli, per ridefinire i confini e per la volontà di questi di vendicarsi della distruzione subita.
Trecento
Nei primi anni di questo secolo, Matelica stipulò un'alleanza di natura militare e amministrativa, sotto la supervisione del governatore pontificio, con le città di Fabriano, Camerino e S.Severino. Le quattro contraenti si impegnavano a prestarsi reciproco soccorso e aiuto, oltre a rispettare gli editti delle altre. Ciò non impedì alcune scaramucce, ma la rinnovata pace permise alla città di poter dedicarsi più volte alle rivolte intestine allo stato della chiesa, schierandosi talvolta con i Guelfi e altre con Ghibellini. Il Comune era retto, oltre che dal Podestà, dal Capitano del popolo e dal Consiglio degli Anziani. Da rilevare la partecipazione al governo della città dei Rettori e Consiglieri delle varie corporazioni artigianali costituenti il nucleo principale del Consiglio cittadino. Esse erano nove: Notari, Mercanti, Calzolai, Fabbri, Tornitori, Lanaiuoli, Falegnami, Sarti e Muratori. In questo periodo si formano le Società e Compagnie d'armi per la difesa e sicurezza della Città. Nel frattempo gli Ottoni si ristabilirono a Matelica iniziarono a intromettersi sempre più profondamente nella vita politica.
Luoghi da Visitare Cattedrale di Santa Maria Assunta, Chiesa della Beata Mattia, Chiesa di San Francesco, Chiesa del Suffragio o delle Anime purganti, Chiesa Sant'Agostino, Chiesa di San Filippo, Chiesa di Santa Teresa, Chiesa di Regina Pacis, San Rocco, Monastero di Santa Maria nuova, Palazzo comunale, Palazzo del Governatore o dei Pretori e Torre civica, Teatro comunale Piermarini, Palazzo Ottoni , Museo Piersanti , Museo Archeologico , Globo di Matelica, I Murales di Braccano
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